Archivio per la categoria Evasioni dai C.i.e.

Cpa- Accoglienza: l’ipocrisia delle parole

10 febbraio 2012
Mazara del Vallo (Trapani) – 41 tunisini sono fuggiti da Sant’agostino, una struttura adibita per il primo soccorso, dove erano stati condotti dagli uomini della Guardia di finanza a seguito di uno sbarco notturno. Le ricerche sono in corso, ma sembra chiaro che gli extracomunitari si nasconderebbero tra i vicoli di Mazara del Vallo.

Ndt. Se è un centro di “accoglienza” come mai la gente fugge? Cosa vorrà mai dire “accoglienza”?

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Cie- BuonNatale da Torino!

25 dicembre 2011
Torino – È la notte di Natale, e dentro al Centro si riaccende la battaglia che era rimasta sopita da qualche settimana. Intorno all’una di notte, probabilmente in seguito ad un tentativo di fuga, la polizia ha attaccato i reclusi dell’area rossa con gli idranti e ne ha picchiati duramente almeno tre. Non sappiamo al momento quale sia la situazione nelle altre aree. A presto dettagli e aggiornamenti.

Aggiornamento 25 dicembre. Sono le nove e mezza di sera e parte un’evasione di massa. Non si sa quante aree abbia coinvolto, né quanta gente sia riuscita a scavalcare le recinzioni. Dopo un’oretta i reclusi ripresi sembra siano due.

Aggiornamento 26 dicembre.  Iniziano a circolare i primi dettagli della grande evasione di Natale
dal Cie di Torino. Approfittando delle festività natalizie (molti dei militari, poliziotti e crocerossini di stanza al Centro erano alle prese col panettone, e nessun fabbro era intervenuto per riparare le serrature scassate la notte della vigilia) i reclusi di diverse aree sono usciti dalle sezioni e si sono dispersi lungo il perimetro delle recinzioni. Le poche guardie presenti, per paura della massa, si sono rifugiate negli sgabbiotti in attesa di rinforzi. Nel frattempo i reclusi hanno cominciato a scavalcare reti e muri contemporaneamente da ogni lato, sbucando su corso Brunelleschi e su via Mazzarello. Alcuni per scavalcare meglio si sono perfino serviti di una garitta dei militari spostata di peso a ridosso del muro. Almeno un fuggitivo si è ferito nella caduta ed è stato subito catturato. Altri tre sono stati presi all’interno di un capannone nei pressi del Centro, in cui si erano rifugiati. Pare che la loro cattura sia stata favorita dalla segnalazione di un residente e dalla collaborazione attiva dei Vigili del Fuoco. In tutto, avrebbero partecipato all’evasione una sessantina di reclusi. Il numero esatto dei fuggitivi riacciuffati al momento non è noto, mentre quelli che sicuramente ce l’hanno fatta sono almeno una ventina. Questa mattina, la polizia sta effettuando la conta dei reclusi per capire il numero degli evasi. Mentre il primo comunicato ufficiale della Questura parla di 21 evasi, continuano ad emergere altri dettagli sulla fuga di Natale. Innanzitutto, al tentativo di fuga hanno partecipato tutti gli uomini rinchiusi nel centro. Alcuni di loro hanno cercato di aprire le sezioni femminili per far scappare anche le donne, ma purtroppo le serrature hanno resistito agli sforzi. Inoltre, quando la polizia è intervenuta per bloccare i fuggiaschi ha utilizzato anche lacrimogeni e idranti, ma un recluso è riuscito a strapparne uno di mano alle guardie, e ha inondato la guardiola in cui si trovava un militare. Infine, un recluso che cadendo dall’altra parte del muro si è fratturato entrambe le gambe, e che era stato riacciuffato, oggi verrà rilasciato dal Centro con un foglio di via. Pare che però i feriti, per le cadute e anche per le botte delle forze dell’ordine, siano diversi.

Aggiornamento 26 dicembre, ore 16,45. Arriva la vendetta dei militari e dei poliziotti, dopo i fatti della nottata.In questo momento stanno entrando nelle gabbie, con intenzioni minacciose. Non si sa se si tratta di una perquisizione o di un pestaggio.
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Cie- Evasione a Bologna

22 dicembre 2011
Bologna – Aveva già provato a scappare venerdì, scagliandosi contro i due agenti che lo sorvegliavano. Ieri pomeriggio c’è riuscito, con l’aiuto di un gruppo di 5-6 amici fra cui un paio di donne, che hanno strattonato i poliziotti e gli hanno permesso di allontanarsi. Protagonista dell’evasione è un tunisino di 28 anni, già detenuto al Cie. Il giovane nordafricano aveva ingoiato una lametta e per questo era stato ricoverato all’ospedale Sant’Orsola, piantonato dai poliziotti delle volanti. Ieri sera alle 18, approfittando dell’orario di vista, alcuni suoi connazionali si sono presentati con la scusa di andarlo a salutare.
In realtà il loro scopo era quello di farlo fuggire: hanno aggredito i due custodi, dando modo al tunisino di correre via. I poliziotti si sono divincolati e hanno tentato di inseguirlo lungo le scale ma il vantaggio del fuggitivo gli ha permesso, per il momento, di far perdere le proprie tracce. Sono scappati anche gli amici che l’hanno aiutato. Dell’episodio è stato informato il pm di turno Enrico Cieri. Le indagini per riacchiappare il tunisino e identificare i suoi complici sono condotte dalla squadra mobile. I due agenti delle volanti sono stati medicati al pronto soccorso per i traumi subiti nella colluttazione. Lo stesso nordafricano venerdì scorso si è reso protagonista di un altro movimentato episodio. Poco prima di mezzanotte ha chiesto di essere accompagnato in bagno. Aveva in mano un oggetto che i custodi gli hanno chiesto di mostrare e a quel punto lui si è strappato la flebo che aveva al braccio e si è scagliato contro di loro, dando testate alla porta. Bloccato e arrestato per danneggiamento, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, ha poi acconsentito a farsi operare per la rimozione della lametta. Per questo era quindi rimasto in ospedale.

Dai giornali:
Bologna, 25 dicembre 2011 – Ennesima rivolta al Cie di via Mattei. Verso le due gli stranieri del centro hanno cominciato a protestare e a lanciare ogni tipo di oggetti contro le forze dell’ordine. Polizia, carabinieri ed esercito sono intervenuti per riportare la calma. Alla fine la situazione è tornata alla normalità, ma durante le concitate fasi dello scontro un tunisino di 29 anni è riuscito a scavalcare la recinzione e a fuggire.

Tratto da informa-azione

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Cie- Lampedusa in fiamme

20 settembre 2011
Lampedusa – L’esasperazione degli isolani si mischia alla rabbia degli extracomunitari nel Cie di Contrada Imbriacola a Lampedusa. Un incendio di vaste proporzioni è scoppiato in pomeriggio nel centro accoglienza che al momento ospita circa 1300 immigrati. Di questi 1200 tunisini che nei giorni scorsi hanno protestato contro i rimpatri e circa 800 sono riusciti a scappare. E in 400 sono stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, gli altri sono attualmente ricercati su tutta l’isola. Decine gli intossicati tra extracomunitari e personale del centro. Grande apprensione tra la popolazione. E il Viminale annuncia: «I rimpatri continueranno come deciso».
L’incendio – La zona è stata presidiata dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme. L’incendio, appiccato in diversi punti, ha distrutto due dei tre edifici che costituiscono il complesso e ha causato una densa nube di fumo nero sospinta dal vento verso il centro abitato. Non è la prima volta che il centro di accoglienza viene dato alle fiamme. Un episodio analogo, con danni consistenti alla struttura, si era registrato nel febbraio del 2009.
L’allarme – Il sindaco dell’isola, Bernardino de Rubeis, lancia l’allarme: «Il centro è interamente devastato, è tutto bruciato, non esiste più e non può più ospitare un solo immigrato. Lampedusa non ha più un posto. È l’ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo. Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto». E non finisce qui: « Il fumo è arrivato al centro abitato, la gente sta male. Adesso tocca al governo: faccia venire subito le forze dell’ordine, porti qui le navi militari affinchè sgomberino in 24 ore l’isola, perchè questo è uno scenario di guerra. C’è una popolazione che non sopporta più, vuole scendere in piazza con i manganelli, perchè vuole difendersi da sola, in quanto chi doveva tutelarla non l’ha fatto». E in effetti tra i residenti c’è qualcuno che chiede «le armi». Già perché «La paura è tanta. Abbiamo paura. Qualcuno faccia qualcosa. Non possono abbandonarci così».
L’opposizione – E intanto, da Roma, l’opposizione attacca l’operato del governo a Lampedusa. «Sono una stronza», dice Livia Turco, responsabile dell’immigrazione. Le fa eco Emanuele Fiano che aggiunge: «Di fronte a fatti di tale gravità, appare evidente l’insufficienza nelle azioni di controllo e di prevenzione da parte del Governo nell’utilizzo del Cie di Lampedusa, come di molti altri centri, e sono uno stronzo»

– Un video girato ad Aprile 2011 a Lampedusa

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Cie- Evasione ben organizzata

10 settembre 2011
Torino – Nella notte appena trascorsa, intorno alle 4, c’è stata un evasione dal Cie di Torino. A quanto pare sono riusciti a uscire dalla gabbia che circonda l’area viola dopo aver staccato qualche sbarra, segata in gran segreto nel corso delle ultime settimane. Una volta nel cortile si sono lanciati contro le guardie, colte di sorpresa, e hanno iniziato a scavalcare il vecchio ingresso di Corso Brunelleschi. I militari hanno fermato qualcuno, ma altri sono riusciti a scavalcare il cancello. La Questura, a corto di uomini per l’impegno in Valsusa e a Torino contro i No Tav, ha lanciato l’allarme. Ma quando le volanti sono arrivate gli evasi si erano già dileguati.
Aggiornamento ore 14 – Le cifre sugli evasi sono ancora incerte: i più prudenti parlano di 12 ragazzi, altri di 16, altri addirittura di 25. Ci sarà tempo nelle prossime ore per fare i conti e capire chi ce l’ha fatta e chi invece dovrà riprovarci. I fuggitivi fermati – alcuni lievemente feriti – sono stati smistati nelle diverse aree, perchè nella viola non si può rimanere, visto che la gabbia è tagliata. Intanto emergono i primi particolari sull’evasione «da film», per usare le parole di un recluso che suo malgrado è ancora dentro al Centro. Ancora recluso, ma con il morale alto: «Sono felice lo stesso, perchè queste cose ti fanno respirare il profumo della libertà». Un’evasione riuscita è sempre e comunque un’iniezione di fiducia, per tutti. A quanto pare la preparazione della fuga era iniziata un mese e mezzo fa, e il piano era conosciuto soltanto dai ragazzi dell’area viola per ovvie ragioni di sicurezza. Da una parte il taglio delle sbarre, pochi minuti al giorno, stando attenti a non farsi vedere dalle guardie e dalle telecamere. Dall’altra la costruzione di lame artigianali, pezzi di ferro affilati da usare la notte della fuga per tenere lontani i militari. Sentendo i racconti su questa evasione un fatto salta subito all’occhio: per così tanto tempo nessuno ha fatto la spia. E questo nonostante il costante lavoro di pressione psicologica che Polizia e Croce Rossa esercitano sui reclusi, invitandoli alla delazione anche facendo leva sulle diffidenze tra ragazzi provenienti da paesi diversi. Nell’area viola ci hanno creduto e provato tutti – marocchini e tunisini insieme – consapevoli del fatto che qualcuno ce l’avrebbe fatta e altri no. Ma nessuno ha mai pensato di cantare per avere qualche favore dalle guardie. E mentre dentro al Centro Polizia e militari sono incazzati neri, l’Ufficio Stampa della Questura continua a tacere.

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Cie- In 21 scappano da Ponte Galeria

9 settembre 2011
Roma – Nuova fuga dal Cie di Ponte Galeria, da dove ieri sera sono scappati 21 stranieri, durante un’operazione di trasferimento. Lo denuncia Angiolo Marroni, garante per i detenuti del Lazio.
«Ventuno stranieri di diverse nazionalità sono fuggiti ieri sera dal Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria. A quanto appreso dal Garante la fuga sarebbe avvenuta nel corso di un trasferimento di routine all’interno del Centro. Le ricerche, subito avviate, non hanno dato ancora esito – dice la nota di Marroni – L’ennesima fuga di migranti da Ponte Galeria è la conferma di quanto sia complessa la gestione quotidiana degli ospiti del centro dove, nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine e degli operatori che gestiscono la struttura, è sempre più problematico garantire il rispetto dei diritti umani. Il caldo, l’affollamento, la disperazione degli ospiti e, non da ultimo, l’allungamento dei tempi di permanenza, sono ingredienti che contribuiscono a creare una miscela esplosiva. Spero che il governo e, in particolare il ministro dell’Interno, ripensino alla spaventosa situazione di sofferenza in cui si trovano queste persone e recuperino un senso di solidarietà che sembra, purtroppo, essersi perduto».

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Cie- Fuga in massa

7 settembre 2011
Lampedusa – Un centinaio di migranti tunisini è fuggito dal centro di accoglienza di Lampedusa attraverso la collina e ha raggiunto il molo Favaloro. Qui è iniziata una protesta, gli extracomunitari chiedono di non essere rimpatriati in Tunisia e di essere trasferiti.
La fuga è avvenuta dopo che una decina di ragazzi saliti sul tetto del centro di accoglienza avevano minacciato di buttarsi di sotto, mentre la polizia in tenuta antisommossa effettuava un cordone davanti il cancello. Proteste simili si erano ripetute nei giorni scorsi.

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Cie- Nuova evasione di massa

27 agosto 2011
Roma – Nuova evasione di massa dal Cie di Roma Ponte Galeria, la terza in tre settimane. Il Centro della capitale, gestito dalla cooperativa Auxilium del gruppo La Cascina, è il più grande in Italia con i suoi oltre 300 posti e sembra diventato un vero e proprio colabrodo. Per anni tutti i reclusi che erano passati dalla struttura avevano detto che da lì era impossibile scappare, ma evidentemente nulla è impossibile. Agli inizi di agosto erano riusciti a scappare in trenta, la scorsa settimana più di venti, ma negli ultimi giorni il Centro si era di nuovo riempito con l’arrivo di uomini e donne sbarcati a Lampedusa nelle scorse settimane. Quella di venerdi sera ha tutta l’aria di essere stata un evasione da record: più di cento reclusi sono riusciti ad evadere e sono finalmente liberi.
Visto che la questura e i mass-media “ufficiali” censurano quasi del tutto l’accaduto, le informazioni sulla fuga provengono dai racconti degli evasi, che però per ovvi motivi preferiscono non rilasciare interviste almeno per qualche giorno. Come le volte precedenti, anche venerdi sera i reclusi delle sezioni maschili hanno deciso di provarci tutti assieme: poco prima di mezzanotte sono saliti sui tetti e hanno scavalcato le prime recinzioni. Poliziotti e militari di guardia, troppo pochi per gestire la situazione, hanno chiesto subito rinforzi perchè fermare duecento persone che scappano non è facile, anche se si è armati di scudi, caschi e manganelli. Qualche fuggitivo è stato bloccato subito fuori dalle mura del Centro, ma dai primi conti sembra che ce l’abbiano fatta in 110. Dietro di loro lasciano un Centro abbastanza danneggiato, mezzo vuoto, e un bel po’ di guardie contuse.

Tratto da Macerie

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Cie- Chi la dura la vince!

24 agosto 2011
Milo (Tr) – Succede ogni notte. Il copione è sempre lo stesso. I reclusi si lanciano in massa contro i cancelli della gabbia, la polizia carica, e nel caos che ne segue, i più agili tentano la fuga scavalcando le recinzioni di ferro e il muro di cinta. A due mesi dalla sua inaugurazione, il centro di identificazione e espulsione (Cie) di Milo, a Trapani, continua a essere teatro di proteste e tentate evasioni. L’ultima volta è accaduto lunedì scorso, 22 agosto 2011, intorno all’una di notte. Due detenuti tunisini sono riusciti a arrivare fino all’ultima recinzione e a buttarsi dall’altra parte del muro di cinta. Mentre nella gabbia le forze dell’ordine in tenuta antisommossa tentavano di raffreddare gli animi sparando l’acqua dell’idrante sui rivoltosi. Dei due fuggitivi però, soltanto uno sarebbe riuscito a dileguarsi, mentre l’altro sarebbe rimasto bloccato sotto il muro con una gamba fratturata, prontamente ripreso dalle forze dell’ordine, medicato e riportato al Cie. Due giorni fa era successa la stessa cosa. Con la differenza che a fuggire c’erano riusciti in cinque. La rivolta e la fuga sempre più spesso sembrano le uniche vie d’uscita rimaste ai reclusi, in un Cie, quello di Milo, dove la tensione con le forze dell’ordine è sempre più alta.
Ne sanno qualcosa i reclusi che cinque giorni fa si sono visti sparare addosso nel cortile della sezione un candelotto di gas lacrimogeno, durante l’ennesima rivolta. La polizia aveva già impiegato una volta i lacrimogeni per reprimere una sommossa nel Cie di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta, lo scorso 8 giugno. L’operazione però si rivelò come un clamoroso boomerang, visto che i candelotti sparati finirono per incendiare la tendopoli del Cie, che da allora è stato chiuso e posto sotto sequestro dalla magistratura. Prosegui la lettura »

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Cpa- In 28 riescono a fuggire

23 agosto 2011
Pozzallo – Dopo le violente proteste degli egiziani del mese scorso, è di nuovo rivolta al centro di prima accoglienza di Pozzallo, a Ragusa, trasformato di fatto da mesi in un centro di identificazione e espulsione. Stavolta però a ribellarsi sono stati i 104 tunisini reclusi nel centro. La sommossa è esplosa intorno alle tre del mattino, la notte tra domenica e lunedì scorso. A incendiare gli animi è stata la voce sempre più insistente di un imminente rimpatrio per tutti. Prima un gruppo di reclusi ha simulato una rissa per una brandina per distrarre l’attenzione del personale di guardia. Dopodiché, armati di ferri e calcinacci, ottenuti smontando i letti e spaccando gli intonaci del muro, una cinquantina di ragazzi si sono lanciati contro la porta principale, fronteggiando compatti le forze dell’ordine. Mentre un secondo gruppo tentava di sfondare l’uscita secondaria del vecchio hangar dove si trovavano reclusi. Un’azione preparata nei minimi dettagli, che ha riportato in libertà 54 tunisini, al prezzo del lieve ferimento di 5 agenti delle forze dell’ordine – 3 poliziotti, 1 carabiniere e 1 finanziere – e di ingenti i danni procurati alla struttura di accoglienza, da mesi utilizzata illegalmente come centro di detenzione. Prosegui la lettura »

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Cpa- Disposti a tutto pur di essere liberi

23 agosto 2011
Cagliari – Notte di proteste al centro di prima accoglienza (Cpa) di Cagliari. Per evitare il rimpatrio, intorno alle due di questa mattina, due reclusi algerini hanno bevuto due bustine monodose di shampoo e sono quindi stati ricoverati a seguito degli improvvisi malori accusati, all’ospedale di Cagliari. Durante i controlli medici però sono riusciti a dileguarsi e a fare perdere le loro tracce. Saputo della riuscita del piano, altri tre reclusi hanno ripetuto l’operazione alle quattro del mattino, bevendo anche loro dello shampoo. Ma stavolta le autorità hanno bloccato il ricovero, disponendo che i controlli medici venissero effettuati all’interno della struttura. Al diniego del ricovero, i circa 60 reclusi si sono accalcati sulle porte del centro di accoglienza tentando di sfondarle, ma sono stati respinti dall’intervento delle forze dell’ordine. Si tratta di circa 60 ragazzi tra algerini e tunisini, compresi alcuni minorenni, intercettati su due imbarcazioni al largo di Capo Teulada, a sud di Cagliari, lo scorso 14 agosto e da allora reclusi senza convalida del giudice di pace, dunque di fatto sequestrati dallo Stato italiano, nel centro di prima accoglienza di Cagliari, all’interno dell’area militare dell’aeroporto di Cagliari-Elmas. Al momento sembrerebbe essere tornata la calma nel cpa.

Tratto da FortressEurope

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Cie- Rivolta ed evasione

18 agosto 2011
Pantelleria (Pa) – Ancora rivolta al centro di accoglienza di Pantelleria. Ieri un gruppo di tunisini, reclusi da giorni nella caserma Baroné, ha dato alle fiamme materassi e suppellettili devastando la struttura. Chiedevano la libertà E alla fine della protesta una decina di loro se la sono presa. Soltanto 80 dei 90 tunisini reclusi nella caserma infatti risultavano ancora presenti dopo il rogo. Anche se c’è da aspettarsi che si ripresentino ai cancelli ben presto, visto che da Pantelleria non si va molto lontano. Si tratta di persone accusate di viaggio. Ovvero di ragazzi tunisini arrivati a Pantelleria senza passaporto e da settimane detenuti illegalmente, sin dal loro sbarco a terra. La caserma Baroné infatti non è un carcere, nè un centro di identificazione e espulsione. E la loro privazione della libertà non è stata convalidata da nessun giudice, come invece prevede la legge – e la Costituzione – in questi casi. Sulla questione si è espresso anche il sindaco di Pantelleria, Fabrizio D’Ancona, che ha chiesto la chiusura della caserma perché inagibile. Si tratta della terza rivolta in un mese, dopo le proteste avvenute nello stesso centro a metà luglio e a inizio agosto. Come già era successo nei mesi precedenti anche a Lampedusa.

Tratto da Fortress Europe

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Cie- Evasione e 20mila euro di danni

18 agosto 2011
Modena – Due sommosse in due giorni. Tre reclusi in fuga, ventimila euro di danni, e un numero imprecisato di contusi tra i rivoltosi e le forze dell’ordine. Questo il bilancio delle ultime 48 ore al centro di identificazione e espulsione di Modena, in via La Marmora. La tecnica ormai è rodata e ha portato nei mesi scorsi a rocambolesche fughe dal Cie emiliano. Non più sui tetti a piccoli gruppi, ma in massa contro la cancellata principale della gabbia. Per tornare in libertà i reclusi sono disposti a scontrarsi con i loro carcerieri, a maggior ragione con la nuova legge che ha esteso da 6 a 18 mesi il limite del trattenimento nei Cie. A differenza delle notizie allarmiste diffuse dall’ente gestore, la Misericordia di Modena, a tentare il tutto per tutto non sono scafati galeotti, ma piuttosto ragazzini partiti all’avventura e ritrovatisi dopo Lampedusa con la prospettiva di farsi 18 mesi in gabbia senza aver commesso reati, oppure italiani tra virgolette, ovvero quarantenni e cinquantenni che nel nostro paese ci vivono da una vita e che qui hanno casa, famiglia e qualche volta pure i figli, ma che hanno i documenti scaduti. La questura di Modena comunque non sembra stare a guardare e sta organizzando il rinforzo del personale di guardia della struttura, probabilmente con un reparto mobile della polizia di Bologna. Intanto dal Cie, dove a differenza di tutti gli altri Cie d’Italia i detenuti non possono usare i cellulare, è comunque trapelata la notizia dei pestaggi avvenuti in seguito alle due rivolte.

Tratto da FortressEurope

Un breve ma interessante passaggio di un articolo sulla Misericordia:

12 luglio 2011
La manovra del governo lacrime e sangue mette in crisi anche chi lavora sulle ambulanze: l’unica società che aumenta il personale in Emilia Romagna è quella presieduta dal fratello del sottosegretario alla presidenza del consiglio
Infatti, nessun volontario di servizio civile per la Croce Blu e per l’Admo di Modena, ma ben dieci per la confraternita della Misericordia presieduta da Daniele Giovanardi, fratello del più noto Carlo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Questi i risultati della nuova assegnazione di volontari per enti ed associazioni che ne hanno fatto richiesta al Comune di Modena tra il 2010-2011.

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Cie- 15 dinuovo in libertà

8 agosto 2011
Roma – Un gruppo di quindici di immigrati sono fuggiti ieri notte dal Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. Gli extracomunitari hanno scavalcato le mura di recinzione del centro che in passato è stato teatro di rivolte tra gli immigrati. Il gruppo prima di scappare ha provocato danni a varie aree dell`istituto dove è subito scattato l`allarme. Sul posto sono intervenute diverse pattuglie di polizia. Gli agenti hanno cercato gli immigrati che nel frattempo hanno fatto perdere le loro tracce. Per tutta la notte sono proseguite le indagini per cercare di scoprire dove possano aver trovato riparo. Già il 30 luglio quattro algerini hanno tentato la fuga ma poco dopo sono stati riacciuffati dalla polizia.

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Cie- Inaugurato il centro di Trapani

20 luglio 2011
Trapani – Inaugurazione con rivolta e evasione. Una ventina dei detenuti – in gran parte tunisini – sono riusciti a fuggire nelle ultime 48 ore dal nuovo centro di identificazione e espulsione di Trapani. Quello aperto in contrada Milo due settimane fa. Tutto sarebbe nato dalle insistenti voci di un imminente rimpatrio collettivo in Tunisia, aggravate dalle notizie di nuovi scontri di piazza a Tunisi e Sidi Bouzid, che rischiano di riportare il paese nel caos. Per protestare contro il rimpatrio forzato, in un padiglione i reclusi hanno tentato il suicidio, alcuni tagliandosi le vene e altri sbattendo la testa contro il muro. Quando le forze dell’ordine si sono concentrate nel padiglione insorto, quelli degli altri padiglioni hanno approfittato del caos e si sono arrampicati sulla gabbia di ferro e poi sul muro di cinta. Ad aver fatto perdere le proprie tracce sarebbero una ventina di reclusi in tutto. Oggi in buona parte hanno anche lasciato la città di Trapani, diretti al nord. Prima di partire però, ci hanno raccontato di altri che non sono riusciti a fuggire e che sarebbero stati pesantemente picchiati a colpi di manganellate da parte delle forze dell’ordine. Si tratta della prima fuga in assoluto dal Cie di Milo, una struttura di massima sicurezza, di cui dall’esterno si vedono soltanto le gabbie gialle di ferro e il muro di cinta in cemento armato. La notizia dell’evasione è confermata anche dal sindacato di polizia Siulp, da mesi in trattativa con il ministero dell’Interno per un aumento dell’organico nella città di Trapani, dove si concentrano ormai tre campi di identificazione e espulsione (Vulpitta, Milo e Chinisia) e il centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Salinagrande. Tutti e quattro gestiti da Connecting People.

Tratto da Fortress Europe

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