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Cie- Evasione ben organizzata

10 settembre 2011
Torino – Nella notte appena trascorsa, intorno alle 4, c’è stata un evasione dal Cie di Torino. A quanto pare sono riusciti a uscire dalla gabbia che circonda l’area viola dopo aver staccato qualche sbarra, segata in gran segreto nel corso delle ultime settimane. Una volta nel cortile si sono lanciati contro le guardie, colte di sorpresa, e hanno iniziato a scavalcare il vecchio ingresso di Corso Brunelleschi. I militari hanno fermato qualcuno, ma altri sono riusciti a scavalcare il cancello. La Questura, a corto di uomini per l’impegno in Valsusa e a Torino contro i No Tav, ha lanciato l’allarme. Ma quando le volanti sono arrivate gli evasi si erano già dileguati.
Aggiornamento ore 14 – Le cifre sugli evasi sono ancora incerte: i più prudenti parlano di 12 ragazzi, altri di 16, altri addirittura di 25. Ci sarà tempo nelle prossime ore per fare i conti e capire chi ce l’ha fatta e chi invece dovrà riprovarci. I fuggitivi fermati – alcuni lievemente feriti – sono stati smistati nelle diverse aree, perchè nella viola non si può rimanere, visto che la gabbia è tagliata. Intanto emergono i primi particolari sull’evasione «da film», per usare le parole di un recluso che suo malgrado è ancora dentro al Centro. Ancora recluso, ma con il morale alto: «Sono felice lo stesso, perchè queste cose ti fanno respirare il profumo della libertà». Un’evasione riuscita è sempre e comunque un’iniezione di fiducia, per tutti. A quanto pare la preparazione della fuga era iniziata un mese e mezzo fa, e il piano era conosciuto soltanto dai ragazzi dell’area viola per ovvie ragioni di sicurezza. Da una parte il taglio delle sbarre, pochi minuti al giorno, stando attenti a non farsi vedere dalle guardie e dalle telecamere. Dall’altra la costruzione di lame artigianali, pezzi di ferro affilati da usare la notte della fuga per tenere lontani i militari. Sentendo i racconti su questa evasione un fatto salta subito all’occhio: per così tanto tempo nessuno ha fatto la spia. E questo nonostante il costante lavoro di pressione psicologica che Polizia e Croce Rossa esercitano sui reclusi, invitandoli alla delazione anche facendo leva sulle diffidenze tra ragazzi provenienti da paesi diversi. Nell’area viola ci hanno creduto e provato tutti – marocchini e tunisini insieme – consapevoli del fatto che qualcuno ce l’avrebbe fatta e altri no. Ma nessuno ha mai pensato di cantare per avere qualche favore dalle guardie. E mentre dentro al Centro Polizia e militari sono incazzati neri, l’Ufficio Stampa della Questura continua a tacere.

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