Solidarietà agli autori della tentata evasione dal carcere di Korydallos

29 gennaio 2012
Oggi abbiamo provato a fare qualcosa. Di guadagnare la nostra libertà ed il proseguimento della guerriglia urbana. Abbiamo perso una battaglia, ma non abbiamo perso la guerra e continueremo a lottare per vincerla. Siamo un’organizzazione che lotta per gli ideali di una vita libera e senza alcuna autorità.” Christos Tsakalos
Quale miglior approccio ad un processo imminente se non il tentativo di riottenere una libertà sottratta dallo stato, senza aver cura dei tempi prestabiliti dalla routine giudiziaria?
Perché non riaffermare ancora una volta, nel tentativo di fuggire dal carcere, la propria irriducibile individualità, venendo meno al ruolo di prigioniero automa? Il desiderio di libertà arde in ogni cuore ribelle come un incendio che divampa forte e fiero. Impossibile da fermare esso cresce, sempre più. Inarrestabile.
Dentro come fuori in passato, i compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, protagonisti del tentativo di fuga del 13 Dicembre dalla prigione di alta sicurezza di Korydallos, hanno ribadito la propria volontà indomita di affrontare in prima persona i propri aguzzini. Agendo così, stavolta con il valido e puntuale supporto del prigioniero P. Vlastos, anch’egli evidentemente deciso a concretizzare la propria necessità di fuga, hanno dimostrato ancora una volta la loro radicale e radicata autodeterminazione, consapevoli delle proprie capacità e delle proprie posizioni, mostrando nuovamente la propria incompatibilità con la normalità carceraria. Forse, adesso, i tre carcerieri che per ore sono stati tenuti in ostaggio si sono fatti un’idea di cosa può voler dire essere privati della libertà, condividendo una sorte che affrontano decine di prigionieri dignitosi, sequestrati giornalmente nelle celle della prigione di Korydallos. Prosegui la lettura »

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Evade da SanVittore con sua figlia

19 gennaio 2012
Milano – Una detenuta madre di nazionalità argentina, di 38 anni e in attesa di giudizio definitivo, con fine pena tra 7 mesi, è evasa alle 22 di martedì dall’apposita sezione a custodia attenuata annessa alla casa circondariale di San Vittore. La detenuta è fuggita aprendosi un varco tra le inferriate del piano terra portandosi appresso la figlioletta di due anni ed è attualmente ricercata dalla polizia penitenziaria.

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Evasione da Regina Coeli

14 gennaio 2012
Roma – Due detenuti, uno romeno e l’altro albanese ristretti nelle 2/a sezione dell’istituto per rapina, sono evasi stamani dal carcere romano di Regina Coeli. Lo si apprende dalla polizia. I due, probabilmente dopo aver segato le sbarre, si sono calati unendo delle lenzuola. La fuga, a quanto si e’ appreso, sarebbe stata scoperta alle 8,30. Nella cella c’era anche un terzo detenuto che non e’ potuto fuggire perche’ era ”troppo grosso” per riuscire a passare nel buco realizzato dai tre segando le sbarre.
A Regina Coeli i detenuti superano del 25% la capienza massima raggiungibile (1.180 presenti per 724 posti). I due detenuti si sono potuti agganciare al muro di cinta per poi calarsi nelle vicinanze di una delle garitte prive di sentinelle da tempo, per la mancanza di addetti”.

Tratto da Informa-azione

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Evade dal carcere.. in mutande!

11 gennaio 2012
Hiroshima – Nessuno sarebbe mai riuscito a credere che qualcuno avrebbe potuto veramente evadere dalle carceri giapponesi, invece oggi vi riportiamo la prima evasione risalente agli ultimi 20 anni, avvenuta in questi giorni, che però è durata solo circa 48 ore per il detenuto in fuga, un cinese di nome Li Guolin, 40 anni di età. Lo scorso mercoledì, 11 gennaio, è riuscito a fuggire dalle carceri, vestito solo di biancheria intima, insomma in mutande. Li Guolin è stato ritrovato solo due giorni dopo, si trovava nei pressi di una scuola elementare a circa 2 km di distanza dalla prigione dalla quale era fuggito, a Hiroshima. E’ stato quindi catturato e ricondotto in carcere. Pensate che la caccia all’uomo è stata davvero movimentata: gli agenti in azione erano più di 500, e quando finalmente l’uomo è stato ritrovato, l’emittente televisiva pubblica Nhk ha mandato in’onda un’edizione straordinaria. Quando l’uomo è stato catturato, si è arreso immediatamente, dichiarando di essere un cittadino giapponese e di essere così stanco da non voler dire nulla: sarebbe dunque tornato in carcere tranquillamente, anche perché non aveva mangiato nulla. Poi, ha consegnato i suoi averi, ovvero un coltello da frutta e una moneta da 10 yen. Era fuggito dal carcere scavalcando una recinzione di 5 metri in riparazione.

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Un buco nel muro del carcere

9 gennaio 2012
Pisa – Due detenuti sono evasi stamani dal carcere Don Bosco di Pisa, facendo un buco nel muro e poi riuscendo a calarsi a terra con un lenzuolo usato come corda. Uno dei due evasi, un nordafricano, durante la fuga è caduto, si è fatto male ed è stato subito fermato ed arrestato. Ora si trova ricoverato e piantonato nel reparto di ortopedia dell’ospedale pisano. Proseguono le ricerche dell’altro evaso, un italiano.

Tratto da Informa-azione

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Cie- BuonNatale da Torino!

25 dicembre 2011
Torino – È la notte di Natale, e dentro al Centro si riaccende la battaglia che era rimasta sopita da qualche settimana. Intorno all’una di notte, probabilmente in seguito ad un tentativo di fuga, la polizia ha attaccato i reclusi dell’area rossa con gli idranti e ne ha picchiati duramente almeno tre. Non sappiamo al momento quale sia la situazione nelle altre aree. A presto dettagli e aggiornamenti.

Aggiornamento 25 dicembre. Sono le nove e mezza di sera e parte un’evasione di massa. Non si sa quante aree abbia coinvolto, né quanta gente sia riuscita a scavalcare le recinzioni. Dopo un’oretta i reclusi ripresi sembra siano due.

Aggiornamento 26 dicembre.  Iniziano a circolare i primi dettagli della grande evasione di Natale
dal Cie di Torino. Approfittando delle festività natalizie (molti dei militari, poliziotti e crocerossini di stanza al Centro erano alle prese col panettone, e nessun fabbro era intervenuto per riparare le serrature scassate la notte della vigilia) i reclusi di diverse aree sono usciti dalle sezioni e si sono dispersi lungo il perimetro delle recinzioni. Le poche guardie presenti, per paura della massa, si sono rifugiate negli sgabbiotti in attesa di rinforzi. Nel frattempo i reclusi hanno cominciato a scavalcare reti e muri contemporaneamente da ogni lato, sbucando su corso Brunelleschi e su via Mazzarello. Alcuni per scavalcare meglio si sono perfino serviti di una garitta dei militari spostata di peso a ridosso del muro. Almeno un fuggitivo si è ferito nella caduta ed è stato subito catturato. Altri tre sono stati presi all’interno di un capannone nei pressi del Centro, in cui si erano rifugiati. Pare che la loro cattura sia stata favorita dalla segnalazione di un residente e dalla collaborazione attiva dei Vigili del Fuoco. In tutto, avrebbero partecipato all’evasione una sessantina di reclusi. Il numero esatto dei fuggitivi riacciuffati al momento non è noto, mentre quelli che sicuramente ce l’hanno fatta sono almeno una ventina. Questa mattina, la polizia sta effettuando la conta dei reclusi per capire il numero degli evasi. Mentre il primo comunicato ufficiale della Questura parla di 21 evasi, continuano ad emergere altri dettagli sulla fuga di Natale. Innanzitutto, al tentativo di fuga hanno partecipato tutti gli uomini rinchiusi nel centro. Alcuni di loro hanno cercato di aprire le sezioni femminili per far scappare anche le donne, ma purtroppo le serrature hanno resistito agli sforzi. Inoltre, quando la polizia è intervenuta per bloccare i fuggiaschi ha utilizzato anche lacrimogeni e idranti, ma un recluso è riuscito a strapparne uno di mano alle guardie, e ha inondato la guardiola in cui si trovava un militare. Infine, un recluso che cadendo dall’altra parte del muro si è fratturato entrambe le gambe, e che era stato riacciuffato, oggi verrà rilasciato dal Centro con un foglio di via. Pare che però i feriti, per le cadute e anche per le botte delle forze dell’ordine, siano diversi.

Aggiornamento 26 dicembre, ore 16,45. Arriva la vendetta dei militari e dei poliziotti, dopo i fatti della nottata.In questo momento stanno entrando nelle gabbie, con intenzioni minacciose. Non si sa se si tratta di una perquisizione o di un pestaggio.
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Cie- Evasione a Bologna

22 dicembre 2011
Bologna – Aveva già provato a scappare venerdì, scagliandosi contro i due agenti che lo sorvegliavano. Ieri pomeriggio c’è riuscito, con l’aiuto di un gruppo di 5-6 amici fra cui un paio di donne, che hanno strattonato i poliziotti e gli hanno permesso di allontanarsi. Protagonista dell’evasione è un tunisino di 28 anni, già detenuto al Cie. Il giovane nordafricano aveva ingoiato una lametta e per questo era stato ricoverato all’ospedale Sant’Orsola, piantonato dai poliziotti delle volanti. Ieri sera alle 18, approfittando dell’orario di vista, alcuni suoi connazionali si sono presentati con la scusa di andarlo a salutare.
In realtà il loro scopo era quello di farlo fuggire: hanno aggredito i due custodi, dando modo al tunisino di correre via. I poliziotti si sono divincolati e hanno tentato di inseguirlo lungo le scale ma il vantaggio del fuggitivo gli ha permesso, per il momento, di far perdere le proprie tracce. Sono scappati anche gli amici che l’hanno aiutato. Dell’episodio è stato informato il pm di turno Enrico Cieri. Le indagini per riacchiappare il tunisino e identificare i suoi complici sono condotte dalla squadra mobile. I due agenti delle volanti sono stati medicati al pronto soccorso per i traumi subiti nella colluttazione. Lo stesso nordafricano venerdì scorso si è reso protagonista di un altro movimentato episodio. Poco prima di mezzanotte ha chiesto di essere accompagnato in bagno. Aveva in mano un oggetto che i custodi gli hanno chiesto di mostrare e a quel punto lui si è strappato la flebo che aveva al braccio e si è scagliato contro di loro, dando testate alla porta. Bloccato e arrestato per danneggiamento, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, ha poi acconsentito a farsi operare per la rimozione della lametta. Per questo era quindi rimasto in ospedale.

Dai giornali:
Bologna, 25 dicembre 2011 – Ennesima rivolta al Cie di via Mattei. Verso le due gli stranieri del centro hanno cominciato a protestare e a lanciare ogni tipo di oggetti contro le forze dell’ordine. Polizia, carabinieri ed esercito sono intervenuti per riportare la calma. Alla fine la situazione è tornata alla normalità, ma durante le concitate fasi dello scontro un tunisino di 29 anni è riuscito a scavalcare la recinzione e a fuggire.

Tratto da informa-azione

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Catturato Leitner, il Re delle evasioni

07 dicembre 2011
Era evaso per la quinta volta e per l’ennesima volta è stato arrestato. Si tratta di Max Leitner, il “re delle Evasioni” che a fine ottobre scorso era fuggito dal carcere di Asti, in cui si trovava per scontare la sua pena di 15 anni di reclusione. E’ stato trovato a Vandoies, in Alto Adige, e quando gli agenti hanno fatto irruzione nella villetta in cui si nascondeva era ancora sonnecchiante. Gli uomini in divisa hanno dapprima aspettato che il proprietario dell’abitazione uscisse e alle 7.50 è partita l’operazione. Leitner non ha opposto resistenza ai carabinieri della comando provinciale di Bolzano ed è stato portato in caserma a Bressanone per l’identificazione.

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Il Re delle evasioni fugge per la quinta volta!

04 novembre 2011
Bolzano – «Non mi prenderanno vivo, piuttosto la faccio finita, di certo non tornerò in carcere». Max Leitner è detto il “re delle evasioni” e non per niente: è fuggito la settimana scorsa per la quinta volta dal carcere. Dopo un permesso ottenuto dal carcere di Asti dove sconta la sua pena è ormai uccel di bosco, probabilmente sui monti attorno al suo paesello natio, Elvas in quel di Bressanone. Da quelle parti ormai la sua figura rasenta la leggenda, tanto che sul web si contano già 700 supporter dalle pagine di Facebook. Gli affezionati gli dedicano interventi che vanno da «buona fortuna» a «non farti prendere», a «non mollare». Il latitante parla attraverso un intermediario: «Meglio morto che ritornare in cella. Le condizioni delle carceri italiane sono disumane», afferma. «Non ho mai fatto male a nessuno – dice Leitner – ho soltanto rapinato delle banche. Nessuno mi ha mai dato una seconda chanche, mentre c’è chi ha ucciso ed è già a piede libero». «Nessuno si è mai occupato di me, nemmeno un politico», aggiunge. Per la fuga del rapinatore è indagato il cappellano del carcere di Asti, don Giuseppe Bussolino. Sarebbe stato infatti il religioso ad accompagnare Leitner in auto a Bressanone per un omaggio alla tomba del padre, morto pochi mesi fa. Max Leitner, che oggi ha 52 anni, aveva cominciato a far parlare di sè per una serie di rapine in banca nel Nord Italia e in Alto Adige verso la fine degli anni ’80. Poi si spinse anche in Austria dove, nell’agosto del ’90, fu catturato dalla polizia austriaca durante un assalto ad un furgone portavalori. In Austria Leitner riuscì ad evadere da quello che definì un carcere «medievale». Dopo qualche giorno si consegnò, al confine con l’Austria a Prato alla Drava, alla polizia italiana: «Meglio stare in un carcere italiano che in uno austriaco», aveva detto. Rinchiuso poi a Bolzano, all’ apparenza detenuto modello, fu protagonista della più classica delle evasioni, calandosi da una finestra usando lenzuola annodate. Resta poi latitante per sei mesi e ritorna quindi in carcere a Padova dove ci fu la terza evasione. L’ultima volta Leitner era stato arrestato il 29 dicembre 2004 a Rabat in Marocco, due mesi dopo l’evasione dal carcere di Bergamo, dove avrebbe dovuto restare fino al 2012 per rapina e fabbricazione di armi e materiale esplodente.

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Un km di corsa!

28 ottobre 2011
Prato – Un detenuto marocchino ha tentato l’evasione nonostante le manette ai polsi dal tribunale di Prato dopo un’udienza. L’uomo e’ fuggito per un chilometro, ha guadato anche un torrente risalendo, con le mani bloccate, l’argine dell’altra sponda dove poi e’ stato ripreso dagli agenti, tra cui due sono rimasti feriti. La tentata fuga e’ avvenuta al momento di risalire sul mezzo che l’avrebbe riportato in carcere.

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Cie- Lampedusa in fiamme

20 settembre 2011
Lampedusa – L’esasperazione degli isolani si mischia alla rabbia degli extracomunitari nel Cie di Contrada Imbriacola a Lampedusa. Un incendio di vaste proporzioni è scoppiato in pomeriggio nel centro accoglienza che al momento ospita circa 1300 immigrati. Di questi 1200 tunisini che nei giorni scorsi hanno protestato contro i rimpatri e circa 800 sono riusciti a scappare. E in 400 sono stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, gli altri sono attualmente ricercati su tutta l’isola. Decine gli intossicati tra extracomunitari e personale del centro. Grande apprensione tra la popolazione. E il Viminale annuncia: «I rimpatri continueranno come deciso».
L’incendio – La zona è stata presidiata dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme. L’incendio, appiccato in diversi punti, ha distrutto due dei tre edifici che costituiscono il complesso e ha causato una densa nube di fumo nero sospinta dal vento verso il centro abitato. Non è la prima volta che il centro di accoglienza viene dato alle fiamme. Un episodio analogo, con danni consistenti alla struttura, si era registrato nel febbraio del 2009.
L’allarme – Il sindaco dell’isola, Bernardino de Rubeis, lancia l’allarme: «Il centro è interamente devastato, è tutto bruciato, non esiste più e non può più ospitare un solo immigrato. Lampedusa non ha più un posto. È l’ora che il governo intervenga dopo tanto immobilismo. Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto». E non finisce qui: « Il fumo è arrivato al centro abitato, la gente sta male. Adesso tocca al governo: faccia venire subito le forze dell’ordine, porti qui le navi militari affinchè sgomberino in 24 ore l’isola, perchè questo è uno scenario di guerra. C’è una popolazione che non sopporta più, vuole scendere in piazza con i manganelli, perchè vuole difendersi da sola, in quanto chi doveva tutelarla non l’ha fatto». E in effetti tra i residenti c’è qualcuno che chiede «le armi». Già perché «La paura è tanta. Abbiamo paura. Qualcuno faccia qualcosa. Non possono abbandonarci così».
L’opposizione – E intanto, da Roma, l’opposizione attacca l’operato del governo a Lampedusa. «Sono una stronza», dice Livia Turco, responsabile dell’immigrazione. Le fa eco Emanuele Fiano che aggiunge: «Di fronte a fatti di tale gravità, appare evidente l’insufficienza nelle azioni di controllo e di prevenzione da parte del Governo nell’utilizzo del Cie di Lampedusa, come di molti altri centri, e sono uno stronzo»

– Un video girato ad Aprile 2011 a Lampedusa

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Evaso boss detto«vancheddu»,«la mamma»

15 settembre 2011
Locri – E’ ritenuto uno degli esponenti di spicco della cosca Pelle-Vottari di San Luca e stava scontando una condanna a 10 anni di carcere per coltivazione di canapa indiana e a 13 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta denominata Fahida. Antonio Pelle, 49enne conosciuto anche come “Vancheddu” o “la mamma“, dall’aprile scorso stava scontando la sua condanna ai domiciliari che gli erano stati concessi per motivi di salute. Cinque giorni fa, però, aveva avuto un malore ed era stato ricoverato nell’ospedale di Locri. Da lì, ieri pomeriggio, è riuscito ad evadere, approfittando del fatto che, per motivi ancora da accertare, non era piantonato dagli agenti.
Si è appreso, infatti, che Pelle, uno dei protagonisti della faida di San Luca, veniva controllato in ospedale solo in alcuni momenti della giornata. E lui, conoscendo l’orario di quei controlli, è riuscito a fuggire.
Immediato il commento della Commissione Antimafia, che ha comunicato quanto segue in una nota firmata dal vicesegretario dell’Udc Mario Tassone:
« L’evasione del boss Pelle dall’ospedale di Locri è un episodio gravissimo su cui va fatta immediata chiarezza. È inammissibile che per una leggerezza del genere si possa pregiudicare e mortificare lo straordinario lavoro compiuto in questi anni da magistrati e forze dell’ordine contro una delle faide più pericolose e sanguinarie del panorama criminale internazionale, come quella di San Luca. Chiediamo al governo di dare spiegazioni sull’accaduto al Parlamento e al Paese. »
Le ricerche sono già partite e la Dda di Reggio Calabria, insieme alla Procura di Locri, hanno già avviato un’inchiesta per cercare di capire se Pelle sia stato aiutato da qualcuno all’interno dell’ospedale lo abbia aiutato nel suo intento.

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Cie- Tentar non nuoce

11 settembre 2011
Torino – Questa mattina c’è stato un nuovo tentativo di evasione, proprio da parte di un gruppo di ragazzi dell’area blu. Approfittando di una distrazione delle guardie sono riusciti a tenere aperta la porta della gabbia per uscire e raggiungere di corsa il cortile centrale. Mentre scavalcavano la seconda recinzione sono stati fermati da militari e carabinieri, che li hanno pestati con calci e manganelli. Due ragazzi – un marocchino e un tunisino – sono stati portati via, e non è ancora chiaro se siano stati arresti o meno. Nelle prossime ore capiremo se la Questura deciderà di far pagare a loro lo smacco della grande fuga di venerdì notte.

Tratto da Macerie

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Cie- Evasione ben organizzata

10 settembre 2011
Torino – Nella notte appena trascorsa, intorno alle 4, c’è stata un evasione dal Cie di Torino. A quanto pare sono riusciti a uscire dalla gabbia che circonda l’area viola dopo aver staccato qualche sbarra, segata in gran segreto nel corso delle ultime settimane. Una volta nel cortile si sono lanciati contro le guardie, colte di sorpresa, e hanno iniziato a scavalcare il vecchio ingresso di Corso Brunelleschi. I militari hanno fermato qualcuno, ma altri sono riusciti a scavalcare il cancello. La Questura, a corto di uomini per l’impegno in Valsusa e a Torino contro i No Tav, ha lanciato l’allarme. Ma quando le volanti sono arrivate gli evasi si erano già dileguati.
Aggiornamento ore 14 – Le cifre sugli evasi sono ancora incerte: i più prudenti parlano di 12 ragazzi, altri di 16, altri addirittura di 25. Ci sarà tempo nelle prossime ore per fare i conti e capire chi ce l’ha fatta e chi invece dovrà riprovarci. I fuggitivi fermati – alcuni lievemente feriti – sono stati smistati nelle diverse aree, perchè nella viola non si può rimanere, visto che la gabbia è tagliata. Intanto emergono i primi particolari sull’evasione «da film», per usare le parole di un recluso che suo malgrado è ancora dentro al Centro. Ancora recluso, ma con il morale alto: «Sono felice lo stesso, perchè queste cose ti fanno respirare il profumo della libertà». Un’evasione riuscita è sempre e comunque un’iniezione di fiducia, per tutti. A quanto pare la preparazione della fuga era iniziata un mese e mezzo fa, e il piano era conosciuto soltanto dai ragazzi dell’area viola per ovvie ragioni di sicurezza. Da una parte il taglio delle sbarre, pochi minuti al giorno, stando attenti a non farsi vedere dalle guardie e dalle telecamere. Dall’altra la costruzione di lame artigianali, pezzi di ferro affilati da usare la notte della fuga per tenere lontani i militari. Sentendo i racconti su questa evasione un fatto salta subito all’occhio: per così tanto tempo nessuno ha fatto la spia. E questo nonostante il costante lavoro di pressione psicologica che Polizia e Croce Rossa esercitano sui reclusi, invitandoli alla delazione anche facendo leva sulle diffidenze tra ragazzi provenienti da paesi diversi. Nell’area viola ci hanno creduto e provato tutti – marocchini e tunisini insieme – consapevoli del fatto che qualcuno ce l’avrebbe fatta e altri no. Ma nessuno ha mai pensato di cantare per avere qualche favore dalle guardie. E mentre dentro al Centro Polizia e militari sono incazzati neri, l’Ufficio Stampa della Questura continua a tacere.

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Cie- In 21 scappano da Ponte Galeria

9 settembre 2011
Roma – Nuova fuga dal Cie di Ponte Galeria, da dove ieri sera sono scappati 21 stranieri, durante un’operazione di trasferimento. Lo denuncia Angiolo Marroni, garante per i detenuti del Lazio.
«Ventuno stranieri di diverse nazionalità sono fuggiti ieri sera dal Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria. A quanto appreso dal Garante la fuga sarebbe avvenuta nel corso di un trasferimento di routine all’interno del Centro. Le ricerche, subito avviate, non hanno dato ancora esito – dice la nota di Marroni – L’ennesima fuga di migranti da Ponte Galeria è la conferma di quanto sia complessa la gestione quotidiana degli ospiti del centro dove, nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine e degli operatori che gestiscono la struttura, è sempre più problematico garantire il rispetto dei diritti umani. Il caldo, l’affollamento, la disperazione degli ospiti e, non da ultimo, l’allungamento dei tempi di permanenza, sono ingredienti che contribuiscono a creare una miscela esplosiva. Spero che il governo e, in particolare il ministro dell’Interno, ripensino alla spaventosa situazione di sofferenza in cui si trovano queste persone e recuperino un senso di solidarietà che sembra, purtroppo, essersi perduto».

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