Articoli con tag libro

Un libro sulle evasioni che hanno fatto la storia

Un libro, pubblicato nel 2011, che non ho ancora letto: “La fuga dal carcere” di Lanfranco Caminiti, ed. Derive Approdi.

Questo libro narra le appassionanti e coinvolgenti avventure di chi ha tentato la fuga dal carcere, uno dei temi in assoluto più classici e ricorrenti della letteratura di tutti i tempi. L’anelito di libertà, la fantasia, l’arguzia, la pazienza, la costanza, la perizia, il coraggio sono gli ingredienti essenziali che il prigioniero oculatamente dosa nel suo piano di fuga. E indipendentemente dal successo che esso può avere riesce comunque sempre a suscitare i sentimenti forti dell’emozione, della partecipazione, della simpatia. A partire da questi presupposti il libro colleziona le più mirabolanti e spettacolari fughe dal carcere – maschile, femminile, minorile, psichiatrico – sia fallite che riuscite, realizzate nella storia carceraria di diversi paesi, compreso ovviamente il nostro. Storie di fughe divenute celeberrime che hanno ispirato poeti, romanzieri, sceneggiatori e registi cinematografici e teatrali, insieme a fughe altrettanto straordinarie ma rimaste ai più sconosciute. Fughe sagaci compiute senza colpo ferire e fughe violente sfociate in tragedia. E’ una carrellata che inizia da Guglielmo d’Ockham dalle segrete del palazzo dei papi di Avignone nel 1328, passando per Giacomo Casanova, fughe durante la II guerra mondiale, l’Italia degli anni ’80,. . Oltre ai racconti e alle cronache, il libro raccoglie anche testimonianze dirette narrate dai protagonisti di alcune fughe carcerarie. A corredo un importante repertorio di immagini sul tema della storia della fuga dal carcere.

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Maledetto infame

Tentativo di evasione,

Un tentativo di evasione, un racconto vero tratto dal libro “IL SOPRAVISSUTO, Cronache di sofferenza” scritto dal folle anarchico (!) Sabatino Catapano

“Dal carcere di Salerno – Intanto pensavo sempre all’evasione e insieme a Pasquale organizzammo il tentativo: cominciammo a procurarci il necessario per fare i due fori che ci avrebbero permesso di divenir uccel di bosco. Eravamo meticolosi nell’esecuzione del lavoro e dovevamo essere molto attenti a non farci scoprire perchè i controlli erano frequenti, almeno tre volte al giorno passavano per la conta, la battitura delle inferriate e la battitura del muro, perchè quella stanza confinava con un vano vuoto dove più facilmente si poteva lavorare per il secondo foro che ci avrebbe permesso di fuggire.
Di buchi riuscimmo a farne uno solo, i controlli dei secondini non scoprirono un bel niente tanto era perfetta l’esecuzione; ci sentivamo in una botte di ferro, sicuri ormai che tutto procedesse per il meglio. Il lavoro si doveva fare di notte attenti all’intervallo tra un controllo e l’altro, che avvenivano sempre negli stessi orari: alle otto di mattina, alle sedici, alle ventiquattro, cioè ad ogni cambio di turno dei secondini i quali molto frequentemente venivano ad osservare dallo spioncino.
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