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Evade durante il lavoro negli uliveti

31 maggio 2011
Ancona – Detenuto modello evade dal carcere durante l’orario di lavoro, approfittando di un buco nella sorveglianza mentre si trovava ad accudire gli ulivi nelle campagne attorno alla struttura penitenziaria di Barcaglione. L’uomo, un marocchino di 48 anni finito in carcere per spaccio di droga, sarebbe uscito a fine 2015 e da quando era entrato in carcere aveva sempre mantenuto un comportamento rispettoso delle regole, tanto che gli erano stati concessi benefici come appunto il permesso di lavoro fuori dal carcere. Da tempo il 48enne usciva ogni mattina alle 9 insieme agli altri detenuti, nell’ambito di un progetto per la coltivazione e la cura di un uliveto sulle colline dietro il carcere di Barcaglione. Il regime di lavoro sorvegliato prevedeva il rientro nel penitenziario alle 13, per consumare il pranzo, poi i detenuti uscivano di nuovo per il turno del pomeriggio, dalle 15 alle 19.
Ieri mattina, dopo settimane di lavoro portato avanti con impegno, ha invece deciso di evadere, scappando dall’uliveto sotto gli occhi degli altri detenuti. L’uomo, dopo aver firmato per l’uscita delle 9 del mattino ed aver raggiunto l’uliveto, era rientrato in carcere attorno alle 10.30 per prendere una carriola ed alcuni attrezzi, poi però una volta lasciati gli arnesi nell’uliveto si è allontanato di corsa, approfittando di una distrazione degli agenti di polizia penitenziaria. A quanto pare gli altri detenuti l’hanno visto scappare per i campi, ma solo alle 13 gli addetti alla vigilanza del carcere di Barcaglione si sono accorti che l’uomo mancava all’appello, perché non aveva firmato il rientro sul registro. E’ stato a quel punto che è scattato l’allarme ed è stata lanciata la richiesta alle forze dell’ordine di organizzare una ricerca su vasta scala. Alle operazioni per rintracciare il fuggitivo hanno partecipato i carabinieri del Norm e la polizia, ma l’uomo si era ormai volatilizzato. Forse, come confidato ad alcuni detenuti, il 48enne temeva che, una volta scontata la sua pena, sarebbe dovuto tornare in Marocco, dato che su di lui pendeva anche un decreto di espulsione. L’uomo, grazie alla buona condotta, aveva ottenuto il permesso di lavorare in base al regime del cosiddetto ‘articolo 21’ in base al quale il tribunale di sorveglianza può concedere il permesso di lavorare fuori dal carcere ai detenuti più meritevoli.

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