Duplice evasione a Bollate


12 agosto 2010
Bollate – Erano le nove di ieri mattina quando Pasquale P., 35 anni, originario di Torre Annunziata, nel napoletano, condannato per rapina, e Pasquale R., anch’egli trentacinquenne, calabrese, in cella per tentato omicidio, hanno preso la fuga dal carcere di Bollate. Uno di loro ha lasciato un biglietto per la direttrice: “Mi scusi, ho problemi urgenti”. Nella struttura-modello i due avevano, assieme ad altri diciotto reclusi, un compito privilegiato: addetti alle pulizie nella caserma della polizia penitenziaria, che si trova all’interno del perimetro del penitenziario con la sala convegni e la palestra, ma al di fuori delle mura del carcere vero e proprio.
Istituto per il reinserimento dei condannati, al confine con Milano, Bollate ospita 1.100 detenuti. Tra questi, 20 godono della condizione di “sconsegnati”, cioè non sottoposti a vigilanza costante. Un gruppo ristretto di cui facevano parte anche gli evasi, da sei mesi impegnati a svolgere lavori al di fuori della cinta carceraria. Ieri, dopo l’assegnazione delle mansioni, distribuite lungo i dieci piani della torre che ospita gli alloggi del personale, i due uomini si sono dileguati. Un’assenza notata, pochi minuti più tardi, dall’unico agente di polizia penitenziaria impegnato nel controllo dei detenuti, che ha subito lanciato l’allarme.
Le divise azzurre, che identificano gli “sconsegnati” e che i due evasi indossavano, sono state trovate davanti all’uscita di sicurezza della palestra, da dove i fuggitivi sono usciti per poi scavalcare una bassa cancellata. Subito dopo i fuggiaschi, entrambi con problemi di droga, hanno bloccato un’automobilista in via Belgioioso, a pochi metri dal carcere. Dopo essersi fatti consegnare la macchina si sono allontanati a tutta velocità facendo perdere le loro tracce.
Ormai giunti quasi a “fine pena”, uno nel 2012 e l’altro nel 2013, avrebbero potuto usufruire tra pochi mesi della libertà anticipata, dopo aver già scontato 4 anni di reclusione il primo e sette il secondo. Le modalità dell’evasione fanno propendere gli investigatori per una fuga ideata all’ultimo momento. Ma nella cella di P.R. gli agenti della polizia penitenziaria hanno trovato una lettera indirizzata alla direttrice del carcere, Lucia Castellano. Poche righe scritte a mano in cui l’uomo si scusa per il suo gesto: “Mi rendo conto che questo le creerà grossi problemi. Ma ho altri problemi più urgenti che devono essere affrontati e risolti”.
Ed è proprio la direttrice a spiegare: “Lui vedeva spesso la moglie e i tre figli, ma nelle ultime settimane gli incontri con la famiglia si erano diradati. Non saprei dire se tra le due cose ci sia un nesso. Ma questo avvenimento non può mettere in dubbio la validità dell’esperienza condotta in questo istituto”.
Quello di ieri è il secondo episodio di evasione a Bollate dal 2000, anno in cui il carcere è entrato in funzione. L’ultimo risale a luglio del 2006. In quel caso il fuggitivo era stato ritrovato cinque ore più tardi, addormentato tra i cespugli del Parco Lambro. Fino alla tarda serata di ieri, invece, nessuna traccia dei due evasi nonostante i posti di blocco e le ricerche messi in campo in tutta Italia da polizia e carabinieri.

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